martedì 20 gennaio 2015

La didattica dell'Arte. L'arte nella didattica.

In questi ultimi tempi qualche zattera del mio passato si è accostata alla mia traiettoria presente.
Più cerco di convincermi di avere chiuso con la Storia dell'Arte e più questa torna a punzecchiarmi, a risvegliare un amore latente, a raccontarmi cose che in parte conosco e in parte mi affascinano perché devono farsi conoscere.
E siccome far conoscere significa scoprire, e ciò è quanto di più prezioso competa al mio mestiere attuale, quello di maestro, bene: l'Arte si è impigliata in questa diramazione attuale della mia vita. Mi rendo conto di tenerla viva nel mio quotidiano insegnare, di alimentarla negli incontri che faccio come docente, di usufruirne come immensa miniera nell'agire della professione.
Ho utilizzato l'arte (e sovente la musica) per fare storia, italiano, studi sociali.
L'ho fatto perché essa è documento, è testimonianza, è richiamo all'osservazione, è partenza, tappa o arrivo di un processo, è riflessione.
Inoltre, ed è forse la cosa pi potente, essa alimenta lo stato creativo della mente.
Dopo un contatto con l'Arte, quella vera, i bambini producono cose meravigliose. Il loro orizzonte inventivo si spalanca, alimentato da emozione e razionalità. ingredienti necessari per l'atto creativo.
A tenermi fermo su questa strada sono alcune realtà straordinarie che come specchi luminosi mi rimandano costantemente quanto dobbiamo perseguire questa via; far frequentare l'Arte ai bambini e ai ragazzi.

Nel territorio della Toscana Occidentale si muove, ad esempio, Sara Della Bianchina con la sua Piccola Gerbera. Basterà dedicare un po' di tempo al suo bellissimo blog per comprendere la densità e la bellezza delle proposte didattiche che si possono ottenere modellano percorsi in contesti d'arte (http://lapiccolagerbera.altervista.org/). Dalla Certosa di Calci al patrimonio ricco e ancor poco noto della Versilia, in un territorio che percorre strade antiche eppur quotidianamente vissute fra Pisa e la Lucchesia, Sara, storica dell'arte ed operatrice didattica, indica traiettorie, suggerisce collegamenti, crea una fitta rete di scambi e di proposte. E lo fa con il rigore di chi sa di cosa si parla e con la passione di coloro che amano profondamente quello che fanno. La grandezza di questa esperienza risiede non solo nella qualità culturale delle proposte [fra le tante, i percorsi interni alla monumentale certosa pisana, scrigno di un barocco tanto fascinoso quanto ancora sconosciuto ai più] ma anche nelle riflessioni che si incentrano proprio sul mestiere dell'operatore didattico di museo e sui rimandi ad esperienze altre, vive sul territorio, che si muovono su piani affini: teatro, laboratori creativi, librerie.



Nel binario sperimentale dell'arte contemporanea, si muove invece Giulia Beghé che opera per Artebambini anche nel Museo L.U.C.C.A. (http://www.artebambini.it/). Sono fresco di un'esperienza coi bambini della mia classe prima proprio con Giulia. Ci ha guidato con grazia e accortezza, nonché con competenza assoluta, nei meandri della Mostra sui Macchiaioli selezionando con cura poche opere perfette ad attirare le menti dei piccoli visitatori. Intervallando la visione dei dipinti con l'analisi di oggetti reali, scatole del passato, teatrini giapponesi, contenitori di giochi d'altri tempi: l'arte si faceva viva, reale, palpitante documento di fronte ai bimbi affascinati. L'esperienza si è conclusa con un laboratorio creativo concepito sul tema della macchia e lì ho potuto constatare quanto il contatto fecondo con l'arte, ovviamente tramitata da specialisti con competenze peculiari, sia un evento che, come ho avuto modo di dire proprio recentemente in altro contesto, accende una miccia che non si spegne più.


Confermato, dunque, nel senso della mia personale ricerca di insegnante, sento di dover ringraziare Sara e Giulia per il lavoro che svolgono coraggiosamente. Io spero (ma ne sono sicuro) che sappiano quanto è prezioso, eticamente elevato il mestiere che hanno scelto di fare. Un mestiere che ho conosciuto, un lavoro che in questo paese ingiusto ancora non esiste in modo codificato (un lavoro invisibile) e che spesso vede frapporsi difficoltà di ogni ordine e genere (non ultima la gestione dei beni culturali) al suo esito che è tanto determinante per la cittadinanza.
La scuola necessita di queste professionalità e di questi contatti. Vivificano, aprono prospettive.
Lanciano sassi che smuovono l'acqua della mente.
Fanno pensare.
Rendono l'approccio col bello una cosa sensata e non puramente estetica.
Care Sara e Giulia, avvicinare i bambini all'arte è costruire una cittadinanza consapevole.
Io di questo ne sono sicuro. Vi prego, continuate.
Grazie. Di cuore.
Grazie.