mercoledì 22 giugno 2016

Don Milani, le recenti elezioni amministrative e una riflessione (spero) di lucidità.

Se ci fosse ancora Don Milani, sarebbe davvero disgustato dll'Italia politica e dal PD. 
Ne sono sicuro. Ed è paradossale, almeno in apparenza.
Io credo che l'errore di aver assorbito la parte democristiana (cattolica che dir si voglia) nella compagine della sinistra, sia stato un errore micidiale. E non perché cristianesimo e pensiero socialista o comunista non abbiamo tangenze, ma perché è proprio la radice prima dell'atteggiamento e dell'approccio verso la società e verso la politica che divergono in modo impressionante.

Quando Don Milani parlava della sua visione del mondo e dell'educazione, era immensamente più a sinistra di qualsiasi uomo o donna attualmente attivi nel PD. Era immensamente più laico, più autenticamente proteso verso il miglioramento delle condizioni dell'uomo e verso il superamento delle origini della povertà e delle disuguaglianze. In questo non era cattolico, nell'accezione politica intendo.
Il Cattolicesimo politico, infatti, non cura le origini del disagio. Ne cura solo gli effetti in modo assistenziale. Ed anzi: ha bisogno del disagio grazie al quale trova ragion d'essere la sua filosofia di aiuto e sostegno dei bisognosi. Il Cattolicesimo politico ha bisogno dei bisognosi per attivarsi ad aiutarli.

La sinistra, quella vera, quella che non esiste più, desidera che non vi siano i bisognosi. Desidera risolvere le questioni che stanno alla radice del disagio per annullarlo. E per fare questo, prevede un riassetto dell'intera società che abbassi i livelli di benessere di chi il disagio non sa nemmeno cosa sia. Peccato che, oggi, nel PD, sia proprio chi non sa cosa sia il disagio a professarsi paladino (e poi neanche tanto) dei bisognosi. E non ha affatto intenzione di abbassare i propri livelli di benessere. Avendo assorbito il cattolicesimo politico, anche il PD oggi cura al massimo gli effetti senza preoccuparsi più delle cause.

Ecco perché vincono le destre, perché vincono i 5 stelle:

1) perché chi ancora crede nella sinistra vera, quella che cura le radici del disagio, non la trova più e prova ribrezzo per il liberismo diffuso che ha intaccato in profondità anche il PD;

2) perché curando gli effetti (in modo demagogico) senza preoccuparsi delle cause, il PD insinua sfiducia in contesti complessi e problematici che necessitano dialogo e rassicurazioni effettive:

3) perché l'alto tasso di corruzione e non limpidezza nel dialogo e nell'agire, provocano (unitamente, ora, all'arroganza di un premier che ignora concetti basilari come il rispetto e l'equilibrio dialettico) un senso di rivalsa da parte chi vuole aria pulita, anche con superficiale qualunquismo (i 5 stelle saranno anche mossi da sinceri aneliti di rinnovamento, ma non brillano certo per capacità di analisi e di intervento);

4) perché, fedele a se stessa, la destra razzista e reazionaria è l'unica compagine politica che sa mantenere fede alle proprie promesse. Perché? Perché sono promesse facilissime da mantenere essendo dettate da schematismi rigidi, totalitari, populistici, semplificanti.

La sinistra si occupa(va) della complessità del sociale e cerca(va) di dare risposte complesse; la destra semplifica e pone risposte nette e banalizzanti. Il cattolicesimo politico non offre risposte che non siano di assistenza, minimamente interessato alla soluzione di problemi dirimenti che invece sarebbero priorità dell'azione di governo.

Il dolore della vittoria della lega a Cascina mi ha scosso in profondità. Ho potuto apprezzare l'operato della giunta sconfitta confermando una volta di più che locale e nazionale ormai son realtà non coincidenti. Però un'analisi di coscienza è necessaria e forse, dobbiamo prendere atto che la sinistra, quella della rivoluzione sociale (che non significa altro che ripensare la società in una maniera più equa ed ugualitaria), al momento è morta. Che un cattolicesimo politico, un tempo attivo nello scomparso settore del centro, ha esteso la sua pratica laddove un tempo c'era altro, oltretutto avvelenato da influssi ventennali, spirati da destra, carichi di un liberismo che, alla faccia di qualsiasi revisionismo storico, la sinistra non avrebbe MAI e poi MAI dovuto accogliere.

Il sistema va cambiato.
Non coi proclami facili né con semplificazioni presunte. E dico questo perché Don Milani diceva che parlare chiaro e semplice è importante ma che quel che si dice è tutt'altro che semplice. Lo scopo di chi forma la società, e dunque di chi la governa, deve essere parlare chiaro e semplice di temi tutt'altro che semplici.
Oggi invece, si banalizza e si semplifica tutto. E così si provoca dolore, smarrimento si falciano i diritti, si dimenticano le conquiste, si perde il senso autentico del sistema integrato.
E la democrazia, unico e vero sogno luminoso e reale occidentale, perde di senso.

Il sistema va cambiato. E sono certo che se ancora ci fosse, Don Milani sarebbe disgustato da questa Italia e da questo PD. Oltre che da tutto il resto. Operare il cambiamento si può. Lo si fa ripartendo da quello che di buono c'è: la scuola (finché terrà se terrà), la cultura che deve essere diffusa, capillare, irraggiarsi dal basso e non dai salotti; da un senso attivo di solidarietà laica, di intervento per cambiare le radici del male e non i frutti; di accettazione di diminuire i propri privilegi e il proprio benessere per permettere a tutti di stare al mondo meglio e con più dignità. ed insegnando, come Don Milanoi diceva, la lingua. Perché la lingua ci fa uguali e mai come ora dalla società civile e dalla politica si riceve un senso di svilimento, di impoverimento e manipolazione strumentale di questo che dovrebbe essere strumento principale di emancipazione e libertà.

Che ne dite?