venerdì 9 giugno 2017

L'INTELLIGENZA DEI BAMBINI E LA POLITICA CATTIVA. UN'ESPERIENZA DA RACCONTARE

E' accaduto stamani.
Ma l'antefatto si dipana nei mesi di questo complesso anno scolastico, denso, articolato e sperimentale. Anzi, gli antefatti sono due. Vi sarei grato di leggere, anche se sarò lungo. E dirmi cosa ne pensate.
Antefatto 1.
Durante l'anno, in modo sempre interdisciplinare, io e la mia collega abbiamo proposto ai bambini una riflessione costante - basta sulle istanze pedagogiche della maieutica e della dialettica - sui grandi principi di riferimento della nostra civiltà e della nostra Costituzione. Abbiamo dibattuto e riflettuto su cosa significa realmente essere cittadini, democratici, antifascisti. Abbiamo capito che l'opinione è una questione importante ma va motivata altrimenti non ha alcun senso, che la competenza stabilisce la capacità di emettere un giudizio di valore e che l'opinione non è equiparabile alla valutazione competente. Abbiamo provato a comprendere il rispetto delle idee altrui salvo avere dei paletti necessari in base ai quali possiamo stabilire che alcune cose, come il fascismo, sono un male assoluto, punto e basta. E che altre, invece, come la libertà di pensiero, di espressione, di manifestazione del sé sono sacrosante e vanno difese sempre. Che lo stereotipo fa male ed è un male della nostra società. Che possiamo farci sentire in molti modi.
I nostri allievi sanno che possono non condividere le opinioni dei loro insegnanti. E' una cosa difficile da sostenere ma, anche se mi complica regolarmente la vita, non riesco a rinunciarvi. Loro sanno che possono discutere con me e con i miei colleghi salvo motivare le loro opinioni divergenti. Ho imparato cose preziose da questo faticoso ma entusiasmante approccio: le classi possono aprirsi come fiori straordinari, ogni singolo apporta la sua visione. Nella mia classe di diciassette complessi universi, ci sono idealisti, utopisti, pragmatici, polemici, confusi, moderati, estremisti radicali... dialogano, si confrontano anche con forza, ma alla fine sanno che viene loro offerta una chance: sperimentare la difficoltà assoluta del dibattito democratico e quel processo di trovare una sintesi che non è banale compromesso, ma è il frutto di un ragionamento che tende al bene comune.Siamo stati a Barbina sulle orme di Don Milani, abbiano letto pezzi della Costituzione ed imparato a memoria, dopo averci ragionato su, i primi tre articoli.
Ebbene: cosa è accaduto?
Circa due settimane fa, i bambini hanno scritto collettivamente una lettera ufficiale alla dirigente e al sindaco del nostro comune per rilevare alcune problematiche del nostro plesso. Tali problematiche interessavano il cortile ma soprattutto l'aula in cui ci troviamo, perché rispetto alle altre è piccolissima e malmessa. Proprio per questo, i bambini della nostra classe, una quarta, hanno scritto la lettera in questione a nome dell'intera comunità scolastica. La lettera è stata scritta secondo le procedure apprese durante l'anno (abbiamo riflettuto sull'ufficialità o, viceversa, sulla informalità delle lettere). Il testo è stato poi letto e approvato da tutte le altre classi. Un testo asciutto, chiarissimo, dove il linguaggio appropriato era comunque quello di bambini che si cimentavano con le regole della struttura epistolare ufficiale. Un testo che, come noi docenti abbiamo cercato di indicare, si chiudeva con un cortese invito alla sensibilità del ricevente.
Un gesto di civiltà e di correttezza.
Perché educazione è prima di tutto saggezza e potere di farsi comprendere senza soffocare il messaggio con inutili energie.
Non ci serve l'arroganza della lega o dei 5stelle per rivendicare un diritto.
Educazione però non è mentire o fare mediazione diplomatica. Non ci serve nemmeno il relativismo di certo PD, tanto per intenderci: infatti la lettera era chiara e non dava adito a fraintendimenti. Gentile ma assertiva.
La lettera è stata così consegnata alla dirigente che, dopo averla protocollata e dopo aver ringraziato di una simile azione, ci ha assicurato riguardo alla sua spedizione al sindaco.
Bene. L'antefatto 1 è quello appena raccontato e potrebbe titolarsi così: raggiungere un prerequisito.
Antefatto 2.
Ieri sera mi ha chiamato la mia collega. Avevo fatto il turno di mattina sicché ero uscito prima della mensa. Era emozionata, aveva quell'emozione luminosa di chi scopre inattese conferme. Mi dice che alla mensa, ieri, è stata servita la pizza. Doveva essere una festa (l'ultima mensa dell'anno) ma la pizza era talmente cattiva, dura, plastificata che i bambini e le bambine ne son rimasti delusi.
Cosa hanno dunque fatto i bambini della nostra classe?
Nella ricreazione che segue la mensa si sono riuniti e con piglio da veri rivoluzionari, hanno scritto una lettera. La cosa che ci ha stupito è che la forma era perfettamente adeguata. L'intestazione corretta, diretta al sindaco. La modalità linguistica elevata. Il senso logico ineccepibile. Sottolineavano che a volte alla mensa si mangia male e che quella pizza (di cui hanno addirittura messo un pezzo in frigo per mostrarlo ai diretti interessati) non si poteva proprio mangiare. La lettera finiva con un'invocazione alla sensibilità del ricevente.
Postilla all'antefatto 2: i bambini sapevano che oggi sarebbe venuto scuola il Sindaco per inaugurare il meraviglioso murales che i bambini della quarta parallela alla nostra hanno realizzato su una parete esterna della scuola grazie ad un progetto offerto dal comune. In tale occasione avrebbero fatto inaugurare al sindaco anche una bella fioriera decorata e coltivata dai bambini, una panchina esterna fatta coi pancali sempre eseguita dai bambini con l'aiuto di un nonno falegname e un orto verticale che la classe terza ha realizzato con canne di bambù.
Sapendo questo, avevano pianificato dunque di consegnare la lettera alla fine di queste celebrazioni ufficiali.
Ho provato lo stesso orgoglio e l'ammirazione che la mia collega mi ha comunicato.
L'evento.
Eccoci al fattaccio.
Stamani i bambini erano emozionantissimi. La lettera era l'argomento che più li agitava. Il pezzo di pizza era stato scongelato ma abbiano fatto loro capire che forse era un po' esagerato come accompagnamento alla lettera. Alla fine hanno accettato e hanno gettato la pizza.
Il sindaco non è venuto. Ha mandato un'assessora che ha inaugurato prima il murales e poi il resto richiamando costantemente il suo fotografo di fiducia di riprenderla in questo e in quel momento. Aveva un modo di fare un po' inadeguato, tra il piacione e il frettoloso, infarcito di quei modi di dire svuotati di autentica partecipazione. Ho pensato che dipendesse dal fatto che era sicuramente l'ennesima cerimonia a cui presiedeva che è maggio per tutti, il caldo...eccetera. Non posso negare che quel continuo: ' Ehi, fotografo, riprendimi qui, riprendimi qua' non deponeva affatto a suo favore.
Pensavo in cuor mio che pensasse, come molti politici fanno in questi ultimi anni, a come comunicare in modo mediatico una 'politica del fare' che promuove cose senza crederci veramente. Non era importante il murales, ho pensato (vergognandomene), none ra importante il murales bellissimo creato dai visionari bambini dell'altra classe, ma era importante lei, come esponente del comune, ed erano importanti le fotografie che dicessero: ecco, noi nel nostro comune facciamo i murales nelle scuole.... le stesse in cui, poi, abbiamo aule inadeguate e cortili non conformi... ma ho tenuto botta e mi son detto: basta, ferma la tua testa perennemente polemica.
Poi è giunto il momento della lettera.
Una bambina, seguita dalla classe intera, si è accostata all'assessora e con gentilezza le ha detto: 'Questa lettera è per il sindaco, riguarda la mensa'.
Cambio d'espressione dell'assessora.
- MMM, guardiamo un po'... - dice e si china un po' come se parlasse a bambini di tre anni (i bambini della mia classe sono alti mediamente quanto l'assessora in questione). E nemmeno ai bambini di tre anni si parla così!
Apre la busta e atteggiando una vociona alla Gasman declama:
- Alla cortese attenzione del Sindaco......ohhh, - prosegue con fare attoriale, - ma è scritta bene, sembra scritta da ragazzi di prima media.
Io già lì mi sono irritato: da quale pianeta viene un'assessora che frequenta le scuole e che dunque dovrebbe conoscerle, per credere che una buona prassi di scrittura debba essere pertinenza della scuola media?
Ma il peggio doveva ancora venire.
Terminata di leggere la lettera, sempre china su di loro, l'assessora si rivolge alla bambina e ai compagni con vocetta suadente, con quella voce che è la cosa più sbagliata in assoluto da avere coi bimbi, che usano le persone che fanno finta di relazionarsi con loro: vocetta infantile, vocetta che sembra implicare il seguente retropensiero: - ora mi esprimo così perché così voi, che non siete altro che bambini (intesi come Teletubbies), forse rimarrete intontiti da questa vocettina irreale.
sapevo che non li avrebbe infinocchiati.
Ma ciò che ha detto è ancora peggiore, peggiore persino di come gliel'ha detta, peggiore persino di quella vocetta infantile che era un'offesa alla loro intelligenza.
Prima ha fatto un battuta del tipo: - Cioè fatemi capire, l'avete scritta voi e dunque a voi la pizza non è piaciuta ma agli altri sì? - Classica uscita provocatoria che riconosco in molti talk show televisivi e che mira a destabilizzare le persone che si sono fatte coraggio. Insomma, come dire: vi siete esposti e ora io vi metto un po' in mezzo.
Mezzo davvero tristissimo.
Poi ha proseguito.
- Sapete bambini, queste alla fine non sono cose importanti. Dovete sapere che al mondo ci sono bambini che non hanno nulla da mangiare e dunque di fronte a questo, dovete pensare a loro e non farvi questi problemi.
Poi si è accorta che noi docenti eravamo nei paraggi e credo che le nostre espressioni non fossero alquanto accomodanti. Anche quelle dei bambini non lo erano. Sicché ha chiuso rialzandosi con la lettera fra le mani:
- Ah, ma comunque fate bene a dire la vostra, bisogna sempre dire la vostra! Non dovete avere paura di dirla. La darò al sindaco.
Così se ne è andata.
Immediatamente ho avuto conferma della straordinarietà dei miei allievi.
Si avvicina 'Mente galleggiante', bambina divergente: - Maestro, ma a me la risposta dell'assessora un mi è mica piaciuta tanto.
- Nemmeno a me, - le ho sorriso.
Ecco 'Poetessa complessa': - Mestro, ma se dobbiamo pensare ai bambini che non hanno cibo, e la cosa mi va anche bene, perché buttano tutto ciò che non consumiamo alla mensa? -
- Splendida osservazione, - le dico. E' uno scempio. Alla mensa buttiamo via quantità enormi di cibo. Pensate. Anche il pane che non viene consumato. Sicché è da novembre che lo prendiamo senza farcene accorgere e ce lo mangiamo nel pomeriggio col miele portato da casa oppure lo mandiamo alle famiglie che hanno pollai. Detesto gli sprechi. Il comune lo sa ma l'assessora, intanto, stamani, si appellava ai bambini che muoiono di fame. Ho provato una stizza infinita e profonda.
Ecco 'Intellettuale teso' e 'Polemico pragmatico': - Maestra, - dicono alla mia collega, - ma perché poi ci parlava con quella vocetta? Che siamo scemi?
- E poi, - Dice una compagna, - sarà anche vero ma noi comunque paghiamo per la mensa. Allora dobbiamo accettare anche la roba cattiva?
Abbiamo parlato così tanto, appassionatamente, in classe che ci siamo dimenticati persino di fare ricreazione. Erano amareggiati, arrabbiati, si sentivano presi in giro. E io e le mie colleghe eravamo dalla loro parte in tutto e per tutto. Ed era bello, commuoveva vederli così partecipi. Erano cittadini. I più bei cittadini che io abbia visto da anni in Italia.
Conclusione.
Il senso di crederci ancora. Di pensare che i sistemi si cambiano dando strumenti fin da piccoli ai cittadini. Dare strumenti significa munire ogni individuo di un senso alto della partecipazione.
I nostri bambini sanno scrivere bene? Sì. Ma, assessora che ignori, scrivono bene perché nella Scuola Primaria vivono forse le più importanti e significative esperienze formative che mai faranno nella loro vita scolastica. I nostri bambini scrivono bene le lettere perché hanno sperimentato il significato e il senso dello scrivere una lettera. Se la scrivono, è perché hanno un'urgenza, rivendicano un perché.
I bambini comprendono tutto, in profondità. Accarezzarli con voci false, con semplicità banali che li offendono, ci rende adulti mediocri.
La politica, fatta così, è una roba brutta. E' cattiva politica. E' la politica del farsi fotografare e del non volere rogne reali. Una politica così, che non è di sinistra né di destra, è solo del far mostra, ci impoverisce.
Ma ci sono alcuni, molto bambini pensanti che vi sconfiggeranno.
Noi oggi non ci riusciamo più, ma loro sì, loro si costruiranno un mondo migliore. Solo se, però, noi docenti continueremo a crederci.
Oggi ho ribadito a me stesso, confortato da colleghe straordinarie e da bimbi e bambine civili e combattivi, che fare il maestro, come Don Milani, come Mario Lodi, è un mestiere eversivo, fondante, importante.
Autenticamente, splendidamente politico.



3 commenti:

  1. Magnifica storia, magnifici studenti, magnifici maestri. È vero: il tuo è un mestiere autenticamente splendidamente politico.

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  2. Magnifica storia, magnifici studenti, magnifici maestri. È vero: il tuo è un mestiere autenticamente splendidamente politico.

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