domenica 17 novembre 2013

La scelta della forma. Tornare al pensiero.

Ogni tanto provo a disintossicarmi da questa droga chiamata social forum.
Stavolta, ho idea, mi concederò un periodo di distanza più lungo e più sensato.
Se è un luogo comune l'affermare che ci stiamo allontanando gli uni dagli altri, che ci buttiamo su relazioni umane virtuali per poi trascurare quelle reali, andrà una volta di più sottolineato che i luoghi comuni esasperano quasi sempre dati effettivamente dimostrabili.
Ho sempre pensato che FB fosse uno spazio rischioso, una lama tagliente che seziona il lecito dall'illecito, il sano dall'insano, il creativo dall'omologato.
Come molte delle cose neutre che ci circondano, è l'uso che ne facciamo a stabilire le loro correttezza etica.
Penso di avere sempre usato FB con intelligenza seppur a volte con eccesso.
Il mio uso personale di FB è sempre stato similare a quello di un blog. A seguito della presa di coscienza che fra coloro che seguivano i miei post, c'era chi desiderava leggere solo il lato di me più artistico, conciliante o poetico, criticando o non comprendendo tutta l'altra fetta di me, ho creato questo blog dove sentirmi più libero.
Ho diminuito le riflessioni complesse su FB perché mi rendevo conto che molte persone non si concedono questo lusso strepitoso che è detto complessità.
C-o-m-p-l-e-s-s-i-t-à.
E lì che, ancora oggi, colgo l'inghippo. Il social forum tende a banalizzare e a rifuggire la complessità: in quell'intreccio di bacheche virtuali, ci ritagliamo profili ad uso e consumo di... Per cui se io sono il maestro poetico e un po' romantico, così devo persistere. Viceversa se, fedele al mio essere, rivelo anche un pensiero critico sostanzialmente feroce, un lato spinoso, un mio essere che contempla anche la critica, la riflessione cupa, ecco che si affacciano le critiche di chi non comprende o chi desidera un 'me corografico, compatto, unilaterale'.
Ma io non ci sto.
Chiunque, oggi, rifugga dalla complessità, è destinato a schiantarsi nel futuro. Essere complessi, come di fatto siamo, ci permette di ricercare e di provare a conciliare le opposte correnti che attraversano l'arcipelago interiore del nostro viaggio. Solo chi è complesso nel guardare e nell'ascoltare, sa essere complesso nel pensare. E dunque può capire il mondo.
A fronte di questo frustrante rifiuto dell'altrui complessità, FB mi rivela costantemente una pletora di persone che sentono, così, di dover comunicare le azioni e i pensieri di ogni momento della loro giornata. In genere oscuro quelle persone, ovvero non tolgo loro l'amicizia ma scelgo l'opzione che mi impedisce di vedere gli aggiornamenti (a volte terribilmente frequenti, anche nell'ordine dei secondi) dei loro profili.
A me piace leggere le riflessioni di persone che conosco o con le quali ho una qualche forma di relazione; non sono moltissime quelle che compongono la lista dei miei amici.
Amo leggere e discutere, al limite, riflessioni, battute, poesie, critiche: MA AMO LEGGERE COSE CHE SIANO IN PRIMIS FARINA DEL SACCO DI CHI SCRIVE (e non le condivisioni di quei terribili e preconfezionati messaggi ora amorosi, ora spiritualistici, ora moralistici, ora falso sapienziali, ora falso ecologisti, ora allarmistici, ora fautori di una controinformazione totalmente sbagliata e per nulla documentata) e poi, soprattutto, amo leggere cose che siano pensate.
Perché bisogna pensare prima di agire e di parlare, ancor più prima di scrivere.
E invece in questo sistema di comunicazione veloce, quasi istantanea che rende FB una chat più che un forum, tutto scorre via veloce; si accusa, si afferma, si giudica, si commenta, si esterna senza meditare, senza fare ricerca, senza contare fino a 10. E si chiede scusa, come faccio sempre io, quando a commento di un'altra persona ci si permette di obiettare (e lo faccio sempre contando fino a 10, spesso desistendo dall'impresa). Perché anche se è un forum, la bacheca è personale e siamo liberi di leggere o non leggere i post altrui.
Io credo che dobbiamo ritrovare la dimensione del tempo: e nel tempo trovare quella del pensare: e nel pensare identificare la dimensione della coerenza. Quando infine abbiamo valutato di essere coerenti, possiamo procedere.
Tutto allora acquista un piacevole senso di spessore: la battuta, anche la più lieve, così come la poesia, come la riflessione politica o religiosa, lo spunto creativo, la grottesca o ilare frivolezza, la condivisione di un'immagine, di un video, di un sogno.
Date a ciascuna di queste possibilità il pensiero ed avrete un piccolo tesoro. Perchè pensando avrete dato loro forma.
Senza pensiero la forma manca e la forma non è solo l'esteriorità delle cose. Nel bene e nel male siamo figli della civiltà classica. In quell'alba di grazia e tragedia, abbiamo appreso che forma e contenuto sono sostanza unica di ciò che facciamo.
Io alla forma ci tengo. Perché essa mi offre quasi sempre garanzia di un pensiero che l'ha organizzata.
Può essere anche sgradevole, oscura, aggressiva. Ma se è una forma, ha dignità di cosa pensata.
Io torno al pensiero e alla forma. Mi ci voglio radicare nel pensiero.
Vi aspetto tutti qua, in questo mare dove passo il tempo ad ascoltare le balene.
Qua, se passate, potrete lasciare qualsiasi traccia, riflessione.
Purché concediate alla mano il riposo che sottende il tempo prezioso del pensare.
Pensiamo, vi prego.
Pensiamo.




2 commenti:

  1. A me piace anche il tuo lato ironico e dissacratore, la tua comica frivolezza! Hai dimenticato questo aspetto quando hai parlato di complessità...condivido il tuo pensiero Riccardo, come spesso accade. La trappola del social network cattura anche me...bella l'idea di rifugiarsi qua, tua ospite.
    Sara

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