lunedì 21 gennaio 2019

Insegnare oggi, in Europa. Bagnati da un mare pieno di morti.

Stamani ho avvertito i bambini.

Hanno tutti 6 anni, eccetto una anticipataria di 5 ed uno, il più vecchio, di 7 freschi freschi di compleanno.

Li ho avvertiti che sarebbe iniziata una settimana strana, non proprio piacevole forse.

Che domenica prossima sarà la giornata della memoria.

Che ricorderemo cose difficili da ricordare e dolorose da tenere a mente.

Ma ho anche detto loro che nel prepararci a ricordare, dovremo affrontare il presente.

Il presente che viviamo, ora, non è bello. E' seminato di dolore.

Ho chiesto chi sapesse osa stava accadendo nel mare che bagna la nostra penisola.

Pochi lo sapevano, solo in tre.

Forse sono stati protetti da quel dolore.
Forse qualcuno non se ne accorge di quel dolore e allora nemmeno si pone il problema di sottoporlo o meno alla riflessione dei propri cuccioli.
Forse, nella distrazione pluristimolata del tempo corrente, qualcuno non se ne è accorto perché accade anche che non ci si accorga più nemmeno dell'orrore.

Ma io sono un insegnante.

Mio malgrado, sono una sentinella di memoria.

Non posso permettere che questo dramma scivoli via. Non lo farei mai, ancor più in questi tempi in cui si istituzionalizza tutto, anche la memoria.

Perché rischiamo di perderla.

Ho preso un libro. Bellissimo. Lo tengo nella rocca biblioteca di classe.
Si chiama ' IL VIAGGIO' ed è un'opera di Francesca Sanna, autrice e illustratrice dal tratto poetico,
capace di investire temi coraggiosi di un'epica intima ma sincera.
I bambini hanno ascoltato e osservato con silenzio devoto.

Li ho visti impauriti.
Commossi.
Si parla di famiglie che stanno bene, serenamente in una città di mare.
Di guerra che giunge a portare via tutta quella vita normale.
Di padri che muoiono.
Di madri coraggiose che prendono i figli e li portano via, via dal dolore. Verso mete lontane, a Nord.
Viaggi pericolosi, incontri sgradevoli.
Attraversate in mare angosciose, dove l'unica cosa che può aiutare è il sogno, la prospettiva immaginifica di quella terra sconosciuta capace, forse, di accogliere e ripristinare il futuro.

Confini da passare, muri da scavalcare, guardie da eludere.

Cosa sono i confini? Mi chiedono i bambini.

Sono barriere, sono linee immaginarie che gli uomini rendono pesanti e concrete. C'è chi sta di qua e chi sta di là.

Sono un brutta cosa i confini?
Sì, ora sono certo di non sbagliare a dire loro che sì, i confini sono una brutta cosa.

Una luce di bellezza e di ristoro da tanto dolore è comparsa dentro di noi quando, quasi alla fine del libro, Francesca Sanna disegna uno stormo di uccelli che vola sopra il treno. Il treno che, infine, porta i protagonisti verso una meta che non sapremo mai se verrà raggiunta. La bambina protagonista guarda quegli uccelli e dice:

'Gli uccelli stanno migrando proprio come noi. Anche loro devono fare un lungo viaggio, ma non devono superare nessun confine.'

Ecco, io voglio un mondo senza confini.
Non lo vedrò, lo so.
Ma spero di contribuire in qualche modo perché le persone del futuro possano farcela a cambiare le cose.
Si buttano semi.
Il che non è cosa semplice e indolore.
I semi germineranno solo se non risparmiamo il dolore ai nostri bambini.
Il dolore è un nutrimento necessario.
Esistono modi garbati eppure efficacissimi per parlarne.
E dobbiamo farlo.

Cosa è la memoria?
E' il presente. Le persone morte ieri in mare sono già memoria.
Se non siamo capaci di comprenderlo, allora seminiamo male. E saremo cancellati.
Chi coltiva la memoria, coltiva il presente e fa in modo che non si sbiadisca.

Chissà se un domani, nella memoria di qualcuno dei miei allievi, la lettura di stamani sarà rimasta, se avrà un posto in quella radice forzuta che abbiamo dentro e dove si annidano le cose importanti che ci fanno agire.

Io me lo auguro.
E intanto costruisco coi miei colleghi e i nostri allievi percorsi di coscienza.
Nel dolore. Anche nel dolore.

R.M. Il Maestro delle Balene





Nessun commento:

Posta un commento