domenica 31 marzo 2013

Buona Pasqua: sappiamo risorgere?

Possiamo decidere che oggi sia solo una festa religiosa che ci racconta la resurrezione oppure attingere a questo simbolismo arcaico e profondo per allargare il senso del discorso. Perché la Pasqua non cade casualmente nel momento liminare del trapasso fra l'Inverno morente e la Primavera che sorge. Anzi, c'è un nesso profondo fra il rito degli uomini e quello della natura. Possiamo cogliere un invito a rigenerare le forze, il pensiero, la nostra capacità di azione per incidere nel mondo reale.
 Quando le Pie donne, percorrendo un sentiero sassoso, giunsero al sepolcro e lo trovarono aperto, le prospettive della loro vita mutarono improvvisamente. Le aspettative deluse ebbero nuovamente luce, il panorama del futuro, che sembrava inequivocabilmente sigillato, fu come un'immensa palpebra che si riapre sull'orizzonte. Possiamo decidere che questo terribile, complicato e inestricabile momento storico funzioni come una Primavera. Laicamente ma anche spiritualmente, possiamo prendere l'immensa morte che ci circonda (morte della politica come l'abbiamo vissuta fino ad ora, morte della società del consumo sfrenato, morte dei miti che ci hanno accompagnato) e riconvertirla in un'aspettativa che va alimentata e infarcita di buone cose, di azioni efficaci, di senso civico rinnovato. Lontano dalla sterile critica, alimentati da un pensiero complesso capace di cogliere una visione allargata, generale ma profonda, possiamo farcela. Ce lo dice la Pasqua se siamo cristiani ma, per chi come me non lo è più, ce lo dice una stretta di mano rituale ed antichissima fra una stagione che muore ed una nascente.




Bartolomeo Schedoni, Pie donne al sepolcro, 1613, Galleria Nazionale di Parma

2 commenti:

  1. Caro Atro, spero che le tue considerazioni siano giuste. Pensa che quest'anno avevo deciso di chiamare il nuovo laboratorio teatrale LA RIGENERAZIONE condividendo le tue stesse speranze. Ma esistono anche false primavere, e molti dei germi fruttiferi che erano nati all'interno di quella ricerca sembrano già essersi rinsecchiti. Spesso quello che si vede è un guazzabuglio di illusori inizi ed effimere resurrezioni che, magari, per un attimo ci fanno respirare, ma soltanto - sembra - per amplificare la nostra insofferenza quando tornano le tenebre. L'unica primavera vera che ho visto di recente è quella sul volto addormentato della tua nipotina. Buona pasqua anche a te. Auliath

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    1. Caro Auliath, in effetti la mia nipotina è un dono primaverile ineguagliabile.
      Per quello che concerne la tua osservazione sulle 'primavere illusorie', comprendo molto bene ciò che si prova quando rilanciamo per l'ennesima volta sperando di cogliere mutamenti significativi ed invece ci ritroviamo delusi, ad un punto già visto e rivisto, incancrenito, ossidato, privo di sviluppi. Se un po' mi conosci, e so che mi conosci eccome, sai che nel mio post sulla 'resurrezione' comprendo un modo di pensare non ottimista, bensì possibilista. Quando parlo di resurrezione vado oltre la rigenerazione. Si rigenera ciò che non sta bene, che manca di vitalità. Quando si resuscita è perché si muore, perché si perde qualcosa per farne nascere altre. Forse, in questo momento delicato della storia del tuo gruppo teatrale, ci vuole coraggio. Ci vuole la potatura. Qualcosa deve morire per dare modo ai rami nati in questo laboratorio di non rimanere soffocati, alle gemme di sbocciare, ai nuovi sentieri di srotolarsi verso il futuro. E' qualcosa che fa male, lo comprendo, ma è l'unica via, a volte, che si può percorrere per cambiare davvero le cose. Accetta questo non come un consiglio, ma come un punto di vista. Da uno che ama immensamente ciò che fai, come lo fai e le persone con cui lo fai.

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