sabato 7 settembre 2013

Digiunare, perché?

Mi intristiscono i digiuni.
Sia che siano religiosi sia che siano simbolici. 
Nel primo caso, c'è da chiedersi perché mai un Dio che permette una guerra (perché o 'sto Dio ci ha dato la libertà o ce la fa gestire a singhiozzo secondo l'estro, il che andrebbe chiarito) dovrebbe poi ripensarci impietosito da alcuni fedeli che per un giorno non mangiano; nel secondo caso, mi sembra che sia di cattivo gusto che un buon borghese occidentale si conceda il lusso di non mangiare per un giorno per esprimere dissenso verso il 'silenzio dei potenti'. 
Quando sento dire che digiuniamo perché siamo contro la guerra in Siria (ed io lo sono, fermamente, si intenda), mi viene da accostare queste due immagini, e chiedere: non sarà che per lenire il fastidio della prima (delle immagini che, ahimè, sono tragica, insopportabile realtà), dimentichiamo la seconda (altrettanto terribile e atroce?). 

Forse dovremmo scendere in piazza e gridare, perché il silenzio sbagliato si abbatte con le grida e con l'agire. 
Non con una dieta giornaliera. 
Perdonatemi, ma sento questo. 
Se sbaglio, aiutatemi a capire.

3 commenti:

  1. Non c'è niente di sbagliato in ciò che dici. Io credo che ognuno abbia il diritto di scegliersi i suoi modi per esprimere dissenso, che siano lo scendere in piazza o il digiuno simbolico non ha molta importanza. Possiamo discutere sull'efficacia di un metodo anziché un altro ma credo che abbia poco senso. Comprendo che sia difficile capire cosa significa digiunare e il senso profondo che abbia, sia che lo si faccia con intento religioso sia con intento civile. Ma se uno l'ha provato sa che è una disciplina, come la meditazione o la preghiera. Ha un senso profondo per chi lo compie perché mette in contatto diretto con il proprio corpo e ti permette di consapevolizzarti di sensazioni che, a cose normali, dai per scontate (la fame, il senso di vuoto, la sazietà eccetera). Serve a fermare una guerra? Certo che no. Ma neppure una manifestazione per le strade credo che abbia questo potere.

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  2. Perdonami, ma non seguo fino in fondo la tua riflessione. Qua non si tratta di essere d'accordo o meno su una disciplina di meditazione o di conciliazione spirituale. Queste sono scelte personali su cui ognuno persegue propri itinerari di vita. Chiedere un giorno di digiuno per esprimere dissenso a me pare che abbia poco a che fare con tutto ciò. Inoltre penso che, soprattutto per noi che viviamo in un contesto 'occidentale', "mettersi in contatto diretto con il proprio corpo" per "permette(rsi) di consapevolizzarti di sensazioni che, a cose normali, dai per scontate", sia un privilegio sul quale non discuto se finalizzato a ricerche interiori individuali. Ma chiederlo per esprimere dissenso contro gli interventi militari in Siria, direi proprio che è un'altra faccenda. Io penso che scendere in piazza e farsi sentire, in questi casi, abbia un peso diverso. Perché penso fermamente che a un occidentale costi di più la fatica di prendere un autobus, una macchina, saltare un giorno di lavoro, e andare magari in una grande città ad unirsi ad altri per sfilare e dire NO, che rinunciare per un giorno al proprio cibo. Sul valore intimo del digiuno, ripeto, non prendo posizione. Per mia natura rispetto le scelte spirituali di chiunque.

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  3. Sul discorso di ciò che costi più fatica non discuto ma, credo, che sia una cosa estremamente soggettiva. Per il resto non ho un'opinione così definita come la tua, ti dico la verità. Credo che l'unica cosa che servirebbe siano azioni politiche concrete, il resto mi sembra tutto sullo stesso piano. Però, ripeto, non ho le idee chiare per cui evito di dare opinioni poco riflettute :)

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