lunedì 25 novembre 2013

Io che amo le donne e immensamente gli uomini.

Se la mia generazione, quella compresa fra il 1970 e il 1980, avesse avuto accesso a ciò che le spettava, ovvero al ricambio che le avesse concesso di agire ed incedere sulla società, di collocarsi laddove ogni generazione dovrebbe, ovvero nella gestione della Cosa Pubblica, molte cose forse sarebbero andate diversamente.
A partire dalla questione delle donne.
Invece ci hanno fregato, sprofondati nell'intercapedine che ormai ingoia tutto. In questo paese di vecchi (e quando dico vecchio non intendo SAGGIO ma intendo STANTIO, FERMO), anche la questione delle donne, assieme a tanto altro, è ferma, indietro anni luce.

ok

Oggi si festeggia la giornata contro la violenza alle donne. La giornata del fiocco bianco. Fino a qualche anno fa anche io mettevo il fiocco, quando ancora le giornate tematiche erano poche e celebrare qualcosa poteva avere un senso.
Ora non lo metto più.
Non perché non voglia combattere accanto alle donne per la loro incolumità e la loro dignità, bensì perché in questo inutile tripudio di celebrazioni tutto si appiattisce, diventa azione momentanea, memento fulmineo, lavatina istantanea di coscienza.



Per non parlare di questa usanza così sterile e granfratellesca del Flashmob: ora si fanno flashmob per ogni occasione, dalla più futile a quella più rilevante, in verità piuttosto per assecondare orde di affamati di protagonismo collettivo, per coreografare tutto. Tutto è coreografia, danza, sincronizzazione. Un'immensa trasposizione nel sociale di quel marcio sistema coniato e forgiato da Maria De Filippi che ha trasmesso ad un'intera massa umana, ahimè soprattutto  alle nuove generazioni, il senso che la democrazia sia fare caciara, gridare la propria, ballare anche se non si sa ballare, fare l'eco a quello che grida più forte. Fare massa. Che è l'opposto, secondo me, di ciò che dovrebbe essere la democrazia.



Mi fanno tristezza le attrici seriose che recitano per le donne orribili poesie, le ragazze che fanno i flashmob per sostenere le donne, le persone che oggi sentono potentemente un tema antico e drammatico come fosse cosa nuova, cosa dell'ultima ora.
La subordinazione della donna ad un sistema di pensiero maschilista, quello che ha dominato la maggioranza delle civiltà dalla notte dei tempi, è un tema crudele e arcaico.

Sentire oggi gli interventi in TV, quelli promossi a vario livello dai comuni, quelli online e sui socialforum, mi ha fatto spesso inorridire.
A respingermi non il tema in sé, che è sacrosanto (purché la si finisca di usare la parola FEMMINICIDIO con quella morbosa e compiaciuta voglia di conformismo mediatico che è toccato, tempo fa, a parole come TSUNAMI, KAMIKAZE, TERRORISMO, SCIAME SISMICO).
Nelle forme del trattamento superficiale e sensazionalistico che se ne fa, l'argomento vende bene e distrae dalle profonde e preoccupanti magagne del nostro paese che sta morendo mentre facciamo finta di sperare.
Un paese che non riesce a mettere fuori uso un presidente del consiglio che sulle donne ha operato un'azione di inqualificabile svalutazione mercificante, perché mai dovrebbe sensibilizzarsi un giorno all'anno contro la violenza alle donne se l'ha legittimata fino ad oggi nella codifica di un sistema sociopolitico secondo cui, per anni, le poche donne che hanno conquistato prestigio sono state le più abili con gli apparati genitali e non le loro menti? Ma perché nessuno si è incazzato sentendo la Polverini parlare ieri di femminicidio e sostegno alle donne? Ma se Mara Carfagna è stata per anni ministro delle pari opportunità, dopo aver precedentemente assecondato quel sistema maschilista che collega l'uso-abuso del corpo femminile (giornale, rivista, calendario da garage o bottega del barbiere di serie B) con la pratica quotidiana della cosificazione della donna, perché mai dobbiamo tollerare che a parlarci del rispetto alle donne siano proprio coloro che hanno fomentato la violenza su di esse?



Dicevo che molti interventi mi hanno fatto inorridire.
Perché?
Perché superficialmente oggi tutti gli uomini sono diventati cattivi.
In questa sorta di 'volemoLE bene' collettivo, compulsivo e non meditato, l'uomo, entità maschile, è diventato paradigma.
Paradigma del male, l'uomo.
Paradigma della fragilità sottomessa, la donna.

Io francamente non ci sto.

Così si banalizza, si fa una populistica riduzione a minimi termini sbagliati. Ridurre ai minimi termini va bene se i calcoli son giusti e se l'analisi del problema, complesso, articolato, stratificato, è stata compiuta con serietà.
Io non faccio parte di quegli uomini che offendono le donne. Lo posso sottoscrivere. Tanto meno appartengo alla stirpe dei picchiatori (una volta sola mi sono menato alle elementari con Miria, una mia coetanea, ma ne presi più di quante ne ho date). Nemmeno mio padre ha mancato di ripretto a mia madre o a sua madre. Nemmeno mio fratello. Nemmeno Stefano, nemmeno Daniele, Alessandro, Marco, Nicola e via, via, potrei stendere la teoria dei miei amici, colleghi e parenti che non rientrano in questa riduzione ai minimi termini.
Io non voglio trasformare questa giornata nel 'facciamoci un esame di coscienza, noi uomini siamo sbagliati'.
Ci sono molti uomini sbagliati, anche molte donne probabilmente.
Ne ho conosciuti e ne ho conosciute.
Quegli uomini dipendono e amplificano un sistema di riferimento che rimane maschilista e prevarica le donne.
Io oggi mi metto contro il sistema, non contro gli uomini.
Io non sono un uomo sbagliato. Così come non sono un italiano che ha votato Berlusconi, non sono un italiano che non paga le tasse, non sono un italiano che discrimina gli altri per le scelte di fede o affettive, e sono un italiano che pensa davvero che uomo, donna o transgender non faccia differenza legalmente e sul piano della dignità. Le differenze le amo, ma di fornte ai diritti per me siamo davvero uguali. Tutti. Sono fieramente un bell'italiano, come tanti che ho intorno. Appartengo alla parte sana di questo paese, quella che non ci sta a fare di tutta un'erba un fascio.
Quella che non viene fuori ma che c'è.
Grazie a Dio c'è.

Oggi quella parte sana, fatta di donne privilegiate e uomini fortunati, si dovrebbe riunire in un grande abbraccio protettivo entro il quale fare sentire le donne che hanno subito abuso serene, consapevoli di avere una nuova prospettiva.
Prenderci cura di loro, noi uomini fortunati e voi donne privilegiate. Questo dovremmo fare. Dico donne privilegiate non per polemizzare ma perché sono il primo a riconoscere che se una donna oggi riesce ad emanciparsi e a vivere uno stato di (quasi totale, ma non ancora totale) parità con gli uomini, senza subire alcuna discriminazione o offesa, beh, quella donna è privilegiata (probabilmente per estrazione sociale, per cultura, per area geografica di appartenenza o, cosa ancor più stupefacente, per forza d'animo e coraggio). Privilegio qua non sta per 'aristocratico beneficio' bensì significa'dono, fortuna'.
Nascere in un luogo piuttosto che in un altro, in una famiglia piuttosto che in un'altra, in una fede religiosa piuttosto che un'altra, può essere una sfortuna o una fortuna. Non si nasce tutti uguali, la vita non distribuisce a tutti le stesse chances.

Avrei voluto sentire discorsi misti, che non contrapponessero uomini e donne, ma che accomunassero gli italiani e le italiane migliori in un grande movimento di riflessione e azione sul problema irrisolto della prevaricazione sulle donne.
Ma torno a dirlo: se ci fossimo stati noi, forse le cose sarebbero state diverse.
Noi che nelle classi miste avevamo compagne bravissime, spesso le migliori; noi che con le donne abbiamo riso, gareggiato, studiato, scambiato opinioni, ci siamo amati, lasciati, bisticciati. Senza mai dubitare che un medico donna, un dentista donna, un professore donna, un'autista donna, una superiore, avessero qualcosa in meno di un corrispettivo maschile.
Essere laddove le proprie capacità ci dicono di andare è un diritto senza genere. Noi, della nostra generazione, questo non lo abbiamo solo capito, lo abbiamo interiorizzato.
La mia generazione, che era bellissima, forse la più bella e lo dico senza presunzione, ve lo avrebbe insegnato: a voi più vecchi che anche nel migliore dei casi, al sistema maschile fate riferimento; a voi più giovani che siete stati allevati nell'aria vuota e nell'arroganza dei talk show.

Stasera io amo le donne, intimamente, profondamente.
Ed amo gli uomini, amo i molti che sono nella mia vita, la loro non scoperta complessità, il lato meno conosciuto che attende la luce.
La sensibilità azzurra che li rende persone speciali.
Perdonatemi se stasera mi accosto per solidarietà a questi, capeggiati da quell'uomo straordinariamente umano, rispettoso e moderno che è stato mio padre.
Facciamo un grande falò, che ci scaldi sulla riva del mare in questa fredda e tersa notte stellata.
Per accoglierle.
Accogliere le nostre muse, le compagne, le figlie, le madri, le amiche, le amanti, questo stuolo meraviglioso di speciali viaggiatrici che ancora hanno un bagaglio da portare più peso del nostro. Non per colpa nostra. Ma proprio per questo, per farle sentire in tutto e per tutto viaggiatrici autonome del viaggio, dobbiamo aiutarle a svuotare quel bagaglio, a renderlo esattamente peso come il nostro.
Dobbiamo equilibrare i bagagli.
Conterranno ciascuno oggetti e abiti differenti, ma saranno in peso uguali.
Quando avremo bruciato le eccedenze, nel falò, quando saremo uguali in peso e diversi in sostanza, allora speriamo che le cose cambino davvero, in profondità.
Partiremo allora.

Dedico una stella tutti gli uomini fortunati, alle donne privilegiate ma, soprattutto, alle donne che ancora stanno sotto il peso malato di uomini sbagliati.
A voi dico: sono con voi ma io sono un uomo infinitamente migliore di quelli che avete avuto la sfortuna di incontrare. E con me, a tendervi la mano, ce ne stanno tantissimi.
Qua intorno al fuoco.
Sotto le stelle.

















2 commenti:

  1. Intenso, sincero e commovente questo tuo scritto, Riccardo. Una frase, più di tutte, mi è sempre rimasta impressa in ciò che mi ha sempre raccomandato mia mia madre fin da bambina: se un uomo prova a picchiarti, anche solo a fare il gesto, tu lo devi lasciare e andartene, non avere più nulla a che fare con lui. Sono quelle frasi che, a forza di sentirle ripetute mille volte, entrano a far parte di te, ti costituiscono. E allora non so quanto è stata fortuna o scelta inconscia non aver mai incontrato uomini violenti. Ho incontrato uomini pessimi con cui tuttora mi chiedo come ho fatto a stare ma mai uomini violenti. Ne esistono. Sicuramente ne esistono. Ma sono convintissima che siano una minoranza. Una minoranza che fa tanto rumore offuscando la maggioranza che certe cose non le farebbe mai. Al contrario ho conosciuto tante, tantissime donne che si pongono in una condizione di dipendenza dall'uomo. E queste sono coloro che accetterebbero anche la violenza se se la trovassero sulla strada. Io sono convinta che, nella maggior parte dei casi, nessun uomo possa picchiarti o ucciderti se tu non ti fai picchiare ed uccidere. Se continuiamo a scambiare e confondere la violenza con la passione queste cose continueranno a succedere. Perché ci sono donne che sono fiere di aver accanto un uomo geloso e non si rendono conto che difendere ed accettare la gelosia alimenta il concetto errato di appartenere a qualcuno. Noi non apparteniamo ma siamo. Se non usciamo da questi concetti la violenza sulle donne esisterà sempre.

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    1. Hai profondamente ragione, Vale. Grazie di avere lasciato una traccia così profonda.

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