venerdì 2 agosto 2013

La condanna di Berlusconi. Per un'Italia responsabile



E ora, noi Italiani, saremo capaci di cambiare il corso delle cose?

O ci accontenteremo solo di una meritatissima condanna?

Saremo finalmente capaci di andare oltre alla beatificazione dell'evento o ne rimarremo, come altre volte, prigionieri?

Solo se accetteremo con dolore, come collettivo, come società, come grande civiltà quale siamo potenzialmente, solo se accetteremo, dicevo, quella condanna come una condanna a tutti noi, avremo la possibilità di cambiare davvero le cose. Altrimenti, se ci gongoleremo nel decantare il 'cattivo punito' senza assunzione alcuna di responsabilità, avremo fatto l'ennesimo buco nell'acqua.

Perché la sua odiosa presenza ventennale è colpa non solo di chi gli ha creduto, di chi lo ha sostenuto, protetto, difeso, idolatrato. E' anche di chi lo ha irriso, di chi dai salotti ne ha sbeffeggiato la grottesca bassezza, di chi lo ha prima sottovalutato e poi ipervalutato, di chi - mascherandosi da oppositore - ne ha assunto, come spugna fetida, il pericoloso stile d'azione e di pensiero.




Oggi siamo stati tutti condannati ed è un gran bene.




E' uno schiaffo che ci deve prima umiliare e poi spingere alla costruzione di una nuova, importante comunità civile. Nella direzione di uno stato che non abbiamo forse mai avuto o che abbiamo perduto: lo stato morale, lo stato etico, lo Stato.




Un bacio a te, Italia. Che non sei la mia patria perché non credo alle Patrie. Ma che sei la bella e martoriata terra in cui il destino ha deciso che nascessi.

Nella vergogna, oggi ti amo un po' di più.

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