domenica 7 aprile 2013

Io, la danza e la bellezza dei limiti.


Ho partecipato ad un seminario di tre giorni. Un seminario tenuto da una giovane, bravissima danzatrice che da anni si avventura in quel territorio sconnesso e oscillante del teatro-danza, dove il corpo, la voce, la recitazione si incontrano, collidono o si fondono per dare vita ad una forma d'arte estremamente vitale e nuova. Sono state venti ore intensive di bellezza, fatica, piacere.
Sono stato ospitato dagli amici di Teatro InBiLiKo per i quali il seminario era un importante momento formativo e di riflessione. Il seminario era aperto anche a qualche 'esterno' desideroso di partecipare. Sono stato uno di quelli. Loro sono attori e ricercatori. Io non sono attore ma sono un ricercatore, anche se le mie ricerche sono in un altro campo, seppure affine, quello della musica.
Avrei tante cose da dire ma non ha senso dirle, soprattutto qui. Perché sarebbe noioso leggerle, essendo mie riflessioni legate al mio vissuto. Desidero, invece, condividere un'emozione nuova, che mi ha sconcertato.
Questo seminario, oltre ad insegnarmi moltissimo in relazione al mio lavoro di insegnante (applicherò e modellerò davvero tanto di ciò che ho appreso coi bambini), mi ha felicemente messo in sintonia coi limiti, i miei. E' come se i questo tour all'interno di me, percependomi come una stella marina a cinque punte capace di pulsare da un centro solare che covo alla base del ventre sotto l'ombelico fino alle sue lontane periferie, mi avesse tracciato con nitidezza tutti i limiti, cioè i confini del mio corpo ormai irrigidito. Ma nell'apprenderlo, su quei limiti ho lavorato facendoli davvero miei, curandoli, sostandoci per vedere un orizzonte che mi è in parte precluso da quegli stessi confini e che in parte è percepibile, magari non da solo ma con uno sforzo collettivo. Dal limite posso afferrare brandelli di quell'orizzonte e riportarli dentro il mio territorio.
E' stato davvero importante apprendere questo.
E' stato imparare, a 38 anni, una cosa fondamentale.
Ho sempre pensato che conoscere i propri limiti servisse a superarli. E continuo a pensarlo e a professarlo. Non sarei insegnante, altrimenti.
Ma oggi ho scoperto che ci sono limiti che, onestamente, ci fermano. Fisicamente ma non solo. Allora essi vanno compresi e curati. Il limite non è solo un ostacolo. E' anche il perimetro meraviglioso delle figure, è ciò che le circoscrive, che ne permette l'espansione nello spazio senza che lo spazio le fagociti nell'indistinto.
Laddove più oltre non posso andare, io mi siedo e curo quella linea, quella sosta ultima. Da là scopro altre direzioni, mi volto, riconquisto l'ampia area interna dove posso muovermi e dentro la quale posso far rifluire non ciò che sta fuori, ma immagini, luce, idee che da quell'oltre possono sfiorarmi, seduto vigile e attento, sul lembo più estremo di me stesso.


Silvio Boselli, I limiti

7 commenti:

  1. Hai ragione. I propri limiti vanno, prima di tutto, conosciuti. In molti casi possiamo superarli in altri delineano ciò che siamo. Diamo ai limiti spesso un'accezione negativa ma, negli anni, ho scoperto che non sempre ce l'hanno. Ho scoperto di avere dei limiti che considero preziosi e non un ostacolo da superare. Ad esempio non riesco a non dare fiducia alle persone che ho davanti a priori e malgrado tutto. E anche se questo comporta non poco dolore non riesco a superare questo limite. E dal non riuscirci sono arrivata a scoprire ch non voglio perché non voglio pormi nei confronti degli altri in maniera differente da questa. È evidentemente un limite. Ma lo accolgo per farlo diventare un punto di forza. E come questo altri mille.


    Valentina

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  2. Strano arrivare qui e doversi riconoscere sotto altri nomi... Di solito accade il contrario!

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  3. La stranezza è una delle sorprese più belle, Valentina. Benvenuta e grazie di partecipare in questo spazio che, per rimanere in tema, cera invece di non avere limiti se non quelli del confronto. Un abbraccio.

    Riccardo

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  4. Grazie Riccardo per queste bellissime riflessioni; hai un doto unico nel riuscire a tastare, toccare, arrangiare e gestire le parole che diventano una poesia, una danza.

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    1. Che belle parole Tracy, grazie! Benvenuta in questo spazio. Lascia tutte le tracce e i pensieri che vuoi, a me farà un grande piacere. Sono molto felice di averti conosciuta.

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