martedì 9 aprile 2013

Memorie di un maestro precario. La tenerezza nella grammatica.


Lei è la minuscola biondina che si impegna. Sa di avere alcune difficoltà ma si fida, confida. Mi chiede tutto quello che non le torna, le prometto che affronteremo il problema e lei si rasserena. Stamani mi aspettava.
Le promesse si mantengono.
Sapeva che avremmo fatto gruppi di lavoro e che le avevo preparato delle attività tutte speciali per comprendere, finalmente, questo mistero che per lei rimane ancora profondo: il nome concreto, il nome astratto e la differenza fra primitivo e derivato. Sicché ci mettiamo a lavorare. Le avevo allestito una scheda abbastanza facile di partenza per scaldarci. L'ha fatta perfettamente e si è sentita felicissima. Poi ci siamo messi a discutere sui nomi, in un piccolo gruppo e ha iniziato a buttarsi, a fare tentativi, e via via che incontravamo queste amebe orribili che sono i nomi quando vogliono tenderci tranelli, la trasformavo in investigatrice coi suoi compagni. Ma un profumo lo possiamo annusare? Sì! Allora maestro ho capito, è concreto. Ma la gioia la possiamo toccare? No! Allora è astratta!
Alla fine era soddisfatta, io pure e i compagni anche (non tutti, a dire il vero... ma la media non era da depressione).
Prima di uscire sono passato dalla mensa per dire due cose alla mia collega che mi aveva dato il cambio e la biondina, stravaccata sulla sedia, mi guarda e mi fa:
- Maestro, mi porti via con te? -

Ah. Beh, le amebe immediatamente sono diventate fiori meravigliosi.


1 commento:

  1. Questa biondina è davvero ganza. Come il suo maestro. Auliath

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