martedì 21 maggio 2013

Memorie di un maestro precario: stralci di vita scolastica.

Stiamo disegnando durante la ricreazione. Siamo in classe perché piove. C'è chi gioca, chi chiacchiera, chi si lamenta. Io e tre bambini siamo seduti ad un tavolo e disegniamo. C'è Insicurobellamano, Disperataleggera e Beltrattopuntiglioso. Il disegno ci rilassa e il chiasso ossessivo del contesto ci passa sopra, quasi fossimo in una bolla. Ogni tanto qualcuno passa, incuriosito, entra nella bolla, commenta e se ne va.
- Maestro, ma come fai a disegnare così bene?
- Anche tu - dico a Insicurobellamano, per cui gli altri sono sempre più bravi - hai una bellissima mano. Vedrai che diventerai ancora più bravo...
- Sieee, ma te sei super.. io no
- E chi l'ha detto?
- Io, te lo dico io maestro, fidati.
- Ma io ho trentasette (trentotto sigh...) anni e tu nove!
- Dai maestro, come fai a essere così bravo.
Allora Beltrattopuntiglioso lo guarda e annuisce:
- Si allena. Si vede.
- E come ti alleni maestro?
- Disegnando tanto, tanto e tante cose diverse.
- Come ci fai fare te!
- Esatto.
- Ma te sei super, non si diventa come te. - Continua sempre convinto di non valere. E invece vale. Ho pure inventato un premio speciale alla mensa per fargli vincere una penna a china che ho comprato per lui, perché spero che metta a frutto quel meraviglioso tratto che lo distingue da tutti. Lui spera di fare il calciatore, io gli auguro di diventare un grande grafico.
- Ma sei bravissimo - gli ribatte Beltrattopuntiglioso.
- Sieee - e intanto disegna ridendo, con una leggera ironia.
- Ah, io non ce la faccio - si aggiunge sovrappensiero Disperataleggera. E' in uno dei rari momenti in cui si dimentica di offendere qualcuno, di piangere, di vomitare il suo dolore profondissimo. E di litigare con me. Sarebbe bravissima a disegno ma come in tutto quello che fa, dissipa e non porta a termine. Parla sopra pensiero.
- Che vuoi dire? - Le chiede Beltrattopuntiglioso.
- Che io sono naif, so disegnare ma non studio.
Rido.
Rido di cuore.
Si è ricordata perfettamente della lezione di due mesi fa su Ligabue e sul doganiere Russeau, quando ho parlato loro dei pittori naif prima di andare a visitare la mostra in città. Mi piace questa cosa che un concetto così particolare l'abbia colpita e si sia depositato bene nel suo cuore.
- Anche i pittori naif erano bravi, vero maestro? - Mi chiede lei senza staccare gli occhi dal suo disegno frivolo e sconnesso, ma dinamico come quello di un adulto.
- Certo.
- Anche se non avevano studiato tanto, come me! - E ride.
- Ma se tu studi diventerai ancora più brava. - Aggiungo io.
- No maestro, non ce la faccio proprio. Va bene così, non me la prendo.
Che dirle?
Ci sono maestri puntigliosi che l'avrebbero fatta ragionare dicendole che 'no, non puoi accontentarti. Sfrutta questa bella opportunità e dai ricchezza alla tua vita.' Ma la vita le ha riserbato già da piccola le cose più tristi. E lei è sfiduciata.
Ci sono maestri leggeri, che avrebbero riso ancora e ancora magari dicendole 'Sì, brava. Chi si accontenta gode.' Lasciandola nel suo brodo di sfiducia.
Altri ancora magari avrebbero detto: 'Ma tu sei bravissima'. Il che non è vero. Lei sarebbe bravissima ma non lo è. E non amo mentire. Spreca le sue doti e un maestro serio, se ama i suoi allievi, non può mentire riguardo alle doti sprecate.
Invece sono rimasto zitto.
Incapace di aggiungere qualcosa.
Dentro la bolla. E ho pensato quanto mi riesca difficile capire quale sia la cosa giusta da dire o da fare di fronte ai bambini 'perduti', perché lei è così, è perduta, l'abbiamo perduta. In questo anno schizofrenico l'ho abbracciata, l'ho terribilmente rimproverata, le ho parlato e l'ho punita. E, puntualmente, ho sempre avuto chiaro, come in quel momento dentro la bolla dei disegni, che non sapevo precisamente cosa fare.
- Se vuoi, posso insegnarti a allenarti. Sono qui per questo. Magari ci riusciamo, magari no. -
Mi è scappata questa frase, alla fine, dopo il silenzio.
Era l'unica verità che potevo asserire.
- Non occorre maestro, grazie. Va bene così.


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