Chi ha
avuto modo di leggere i miei interventi, non potrà disconoscere il mio sostegno
alle iniziative a favore delle donne, contro la violenza sulle donne. Chi mi
conosce sa quanto il tema mi prema. Sa quanto io mi impegni da anni in favore
di un nuovo modo di liberare la persona dallo schema di genere e soprattutto
può tastare con mano quanto io sostenga un movimento 'di uomini che portino
avanti le rivendicazioni e i diritti delle donne'. Sono convinto infatti che
siamo noi uomini, oggi, a dovere risarcire millenni di prevaricazione
accostandoci alle nostre sorelle, madri, compagne, figlie, amiche, per condurre
con loro e per loro la lotta verso un'effettiva parità che ancora, ovunque, non
esiste.
Con il mio gruppo musicale ho realizzato anni fa un cd, intitolato 'Malefiche',
dedicato interamente ad una ricerca, durata due anni, sul tema della donna e
del maleficio (male facere = esercitare il male).
http://www.actiasluna.it/1/malefiche_visioni_e_pensieri_1948.html
In quel cd
provocatorio, che ci rese sgraditi immediatamente a molti degli ambienti
che contano a Lucca, si rovesciava volutamente il campo semantico del termine
maleficio: esso diveniva ciò che le donne avevano dovuto subire, l'affronto
perpetrato per secoli, da parte di governi, religioni e uomini che le donne le
hanno demonizzate, schiacciate, delegate e, comunque, percepite come entità
sociali subordinate. Una dopo l'altra tornavano dunque a rivendicare una sorta
di rivalsa o di rivincita (nel migliore dei caso un chiarimento), Magdalena,
Vesta, Artemisia Gentileschi, Saffo, Murasaki Shikibu. Donne che per varie
vicissitudini erano state sottoposte al giudizio per aver infranto la norma. E
la norma, da sempre, è la norma degli uomini e mai delle donne.
Dico questo per mettere in chiaro come la penso. Mi schiero dalla parte delle
donne e sostengo le loro battaglie, soprattutto quando sono esenti
dall'insopportabile nevrosi ultrauterina di un certo basso femminismo che,
grazie a dio, non ha nulla a che vedere col grande femminismo che ci ha
indicato la giusta via da percorrere.
Partiamo dunque dalla considerazione che sono dalla parte delle donne, contro
la violenza in senso lato e, specificamente, contro la violenza sulle donne.
Sposo la causa, inevitabilmente, della sensibilizzazione verso il tanto
nominato 'femminicidio' in atto in Italia, i cui dati, ormai all'ordine del
giorno, sono preoccupanti.
Però dico anche: attenzione!
Lo dico ai giornalisti e alla classe dirigente che, come spesso accade, quando
avverte un 'argomento di comodo', ancorché importantissimo come questo, lo fa
proprio e lo riproduce in modo esponenziale per dirottare l'attenzione,
focalizzarla solo lì, soltanto lì, in modo da distrarci anche da altre cose.
Ho contato, ieri sera, all'interno del tg1, ben 6 notizie legate a
donne uccise, scomparse, maltrattate. Episodi terribili di cronaca nera locale
che vanno segnalati ma che, in questa saturazione morbosa, non solo ingolfano
il notiziario ma rischiano, pericolosamente, di far perdere alla delicatissima
urgenza del tema, la sua limpida, mostruosa verità.
Fare cattivo giornalismo è come fare cattiva politica: significa infierire,
significa confondere le acque anziché illuminare le coscienze. Sono certo che
dopo il tg1 di ieri sera non si è creata più coscienza sul tema del
femminicidio (uso questo termine così orribile perché l'abuso di esso è sotto
gli occhi di tutti), bensì si è accresciuto quel morboso senso provinciale di
curiosità, al più si è blandita una sensibilità di superficie. Le notizie hanno
occupato il posto di altre ma hanno disperso il proprio potenziale.
A coronamento di questo senso di vuoto, di non reale volontà di incidere sul
problema, si è espressa la neo ministro per le pari opportunità Josepa Idem
sempre nel corso di uno dei tg nazionali. La povera ministro si è lanciata in
un discorso vuoto, privo di riferimenti se non numerici, dicendo tanto per non
dire nulla. Ha parlato di sinergia (parola insopportabile di comodo estetico), di lavoro incrociato fra ministeri ma in
conclusione ha presentato una cornice vuota.
Il che è preoccupante. Molto
preoccupante.
La percezione, amiche donne e amici uomini, è che dobbiamo sensibilizzarci
seriamente lontano dalla cattiva politica e dal cattivo giornalismo. Attingere
sì alla cronca locale ma per levarci sopra, per leggere i dati su orizzonti
spaventosamente allargati.Solo là, con interventi mirati, puntuali, fatti di competenza
e sobrietà (quella di una Gabbanelli o di uno Jacona, ad esempio) possiamo
sperare di non eccedere per passare in un attimo dal fare il bene di una causa
ad affossarla per sempre.
Un abbraccio alle donne.
Con il mio gruppo musicale ho realizzato anni fa un cd, intitolato 'Malefiche', dedicato interamente ad una ricerca, durata due anni, sul tema della donna e del maleficio (male facere = esercitare il male).
http://www.actiasluna.it/1/malefiche_visioni_e_pensieri_1948.html
In quel cd provocatorio, che ci rese sgraditi immediatamente a molti degli ambienti che contano a Lucca, si rovesciava volutamente il campo semantico del termine maleficio: esso diveniva ciò che le donne avevano dovuto subire, l'affronto perpetrato per secoli, da parte di governi, religioni e uomini che le donne le hanno demonizzate, schiacciate, delegate e, comunque, percepite come entità sociali subordinate. Una dopo l'altra tornavano dunque a rivendicare una sorta di rivalsa o di rivincita (nel migliore dei caso un chiarimento), Magdalena, Vesta, Artemisia Gentileschi, Saffo, Murasaki Shikibu. Donne che per varie vicissitudini erano state sottoposte al giudizio per aver infranto la norma. E la norma, da sempre, è la norma degli uomini e mai delle donne.
Dico questo per mettere in chiaro come la penso. Mi schiero dalla parte delle donne e sostengo le loro battaglie, soprattutto quando sono esenti dall'insopportabile nevrosi ultrauterina di un certo basso femminismo che, grazie a dio, non ha nulla a che vedere col grande femminismo che ci ha indicato la giusta via da percorrere.
Partiamo dunque dalla considerazione che sono dalla parte delle donne, contro la violenza in senso lato e, specificamente, contro la violenza sulle donne.
Sposo la causa, inevitabilmente, della sensibilizzazione verso il tanto nominato 'femminicidio' in atto in Italia, i cui dati, ormai all'ordine del giorno, sono preoccupanti.
Però dico anche: attenzione!
Lo dico ai giornalisti e alla classe dirigente che, come spesso accade, quando avverte un 'argomento di comodo', ancorché importantissimo come questo, lo fa proprio e lo riproduce in modo esponenziale per dirottare l'attenzione, focalizzarla solo lì, soltanto lì, in modo da distrarci anche da altre cose.
Ho contato, ieri sera, all'interno del tg1, ben 6 notizie legate a donne uccise, scomparse, maltrattate. Episodi terribili di cronaca nera locale che vanno segnalati ma che, in questa saturazione morbosa, non solo ingolfano il notiziario ma rischiano, pericolosamente, di far perdere alla delicatissima urgenza del tema, la sua limpida, mostruosa verità.
Fare cattivo giornalismo è come fare cattiva politica: significa infierire, significa confondere le acque anziché illuminare le coscienze. Sono certo che dopo il tg1 di ieri sera non si è creata più coscienza sul tema del femminicidio (uso questo termine così orribile perché l'abuso di esso è sotto gli occhi di tutti), bensì si è accresciuto quel morboso senso provinciale di curiosità, al più si è blandita una sensibilità di superficie. Le notizie hanno occupato il posto di altre ma hanno disperso il proprio potenziale.
A coronamento di questo senso di vuoto, di non reale volontà di incidere sul problema, si è espressa la neo ministro per le pari opportunità Josepa Idem sempre nel corso di uno dei tg nazionali. La povera ministro si è lanciata in un discorso vuoto, privo di riferimenti se non numerici, dicendo tanto per non dire nulla. Ha parlato di sinergia (parola insopportabile di comodo estetico), di lavoro incrociato fra ministeri ma in conclusione ha presentato una cornice vuota.
La percezione, amiche donne e amici uomini, è che dobbiamo sensibilizzarci seriamente lontano dalla cattiva politica e dal cattivo giornalismo. Attingere sì alla cronca locale ma per levarci sopra, per leggere i dati su orizzonti spaventosamente allargati.Solo là, con interventi mirati, puntuali, fatti di competenza e sobrietà (quella di una Gabbanelli o di uno Jacona, ad esempio) possiamo sperare di non eccedere per passare in un attimo dal fare il bene di una causa ad affossarla per sempre.
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